Non sapremo mai se Dante Alighieri sia stato nelle Marche oppure no perché le fonti non sono certe; se sia passato solo in alcuni luoghi o se li abbia tratteggiati tutti attraverso uno scatto dell’immaginazione. Sicuramente  li troviamo citati nella Divina Commedia e questo consente oggi uno sguardo in chiave inusuale. 

Tradendo Dante, partiamo dai luoghi citati in cerca di paesaggi, partiamo da nomie da ampie visioni di un territorio per arrivare a grandi vedute. Come dice Roberto Vecchiarelli, facendo da eco a quanto già insigni studiosi hanno affermato, Dante non è un paesaggista; Dante non  aveva interesse a “fotografare” i luoghi, non li descrive, ma con uno sguardo da geografo getta l’attenzione su ampie vedute in cui i confini, per conoscenza o per  scelta, sono meno disegnati rispetto ad  oggi e un nome o un personaggio denotano una condizione politica o morale.   

La Divina commedia è ricca di nomi e di toponimi ma  i toponimi danteschi si riferiscono sempre a luoghi ricordati, spesso intrisi di nostalgia  e quei luoghi diventano simbolici, altre emblematici.  La prospettiva di Dante nella Commedia si allarga come quella dello sguardo del geografo che può spaziare agile da un luogo all’altro in un ‘paesaggio’ di nomi.

In questa geografia Dante si trascina appresso personaggi di vario genere: di grande levatura come San Pier Damiani, di grande presa emotiva come Paolo e Francesca e il fiorire attorno ai suoi personaggi di altre opere per mano di altri artisti: Zandonai,  D’Annunzio, e luoghi veri come Fonte Avellana con la sua immensa spiritualità,  ma anche con il suo bagaglio culturale camaldolese e una Biblioteca di grande valore; contraffatti come Gradara;  metonomici come il Catria e Fiorenzuola. E poi ci sono i nomi non citati da Dante, ma in cui egli è citato.

Cosi, tradendo Dante, partiremo dai nomi per lanciare immagini di paesaggi, grazie alle foto di Adriano Gamberini, che non ha realizzato gli scatti appositamente, ma ha scelto nel suo enorme archivio quelle più adatte a sostenere il nostro racconto. 

Se il paesaggio non esiste nella Divina Commedia perchè, come dice Vecchiarelli,  la sinteticità  delle notazioni dantesche richiama alla sinteticità riduttiva e stilizzante della pittura trecentesca di paesaggio,  

quella di Giotto  e del Sassetta che sono paesaggi generici, non descrittivi, il walkscape parte da una traccia per ricostruire una storia, parte da un luogo tratteggiato con un nome per accompagnare alla riscoperta di un paesaggio quale quello marchigiano che siamo sicuri abbia ispirato Dante Alighieri e che anche grazie a lui non smettiamo di riscoprire .

Un viaggio nelle marche alte, per lo più, e seguendo un ordine assolutamente arbitrario: dal confine con la Toscana, da Mercatello, dove l’esilio di dante venne deciso (veramente a Caste della Pieve) lo sguardo si allarga fino al Montefeltro e si  allunga verso sud, per  proseguire verso la costa e per poi quasi risalire ad anello.

E’ un  viaggio parziale ma emblematico, per raccontare non le Marche con Dante ma attraverso Dante